Il reddito di un medico di base in Italia rappresenta un tema spesso oggetto di discussione e curiosità. Questa figura professionale riveste un ruolo fondamentale all’interno del Servizio Sanitario Nazionale e, proprio per la sua importanza e responsabilità, il suo stipendio risulta superiore rispetto alla media nazionale. Tuttavia, la reale entità del guadagno e le sue componenti sono meno note al grande pubblico e presentano alcuni dettagli sorprendenti, sia per l’entità degli importi sia per le modalità di calcolo. Scopriamo, quindi, tutti gli aspetti economici e contrattuali che caratterizzano la remunerazione del medico di famiglia.
Quanto guadagna realmente un medico di base: cifre e variabili
Il compenso di un medico di base non è un importo fisso uguale per tutti, ma varia in base a diversi fattori, tra cui l’anzianità di servizio, il numero di assistiti e la gestione dello studio. In Italia, secondo dati aggiornati al 2025, il reddito medio lordo annuale di un medico di medicina generale (MMG) si colloca tra gli 85.000 e i 90.000 euro. Questa cifra può scendere nei casi meno remunerativi (intorno a 64.000 euro lordi) e arrivare fino a circa 120.000 euro nei casi migliori, con picchi registrati per professionisti con elevata anzianità ed esperienza.
Analizzando più nel dettaglio, il valore netto effettivamente percepito è sensibilmente inferiore rispetto al lordo per effetto della fiscalità e dei contributi. Dopo il versamento delle imposte (IRPEF) e dei contributi previdenziali all’ENPAM, nonché dopo aver sostenuto le spese di studio, il netto annuo oscilla in genere tra i 40.000 e i 50.000 euro, pari a circa 3.000–4.000 euro al mese. Questo posiziona il medico di base nettamente sopra la media retributiva italiana (+156% rispetto al reddito medio nazionale), anche se il suo status di libero professionista convenzionato lo obbliga a farsi carico di numerosi costi di gestione.
Elementi che influenzano la retribuzione
L’entità del guadagno di un medico di famiglia dipende da numerose variabili. In primo luogo, il numero di pazienti in carico: la convenzione nazionale prevede un massimo di circa 1.500 assistiti per ciascun medico, anche se in alcune aree il limite può essere aumentato temporaneamente per esigenze di servizio.
- Numero di assistiti: più è alto e maggiore è il compenso, dato che la quota annua per ciascun paziente rappresenta la fonte principale del reddito.
- Anzianità di carriera: con l’accumularsi dell’esperienza aumentano le competenze specifiche e dunque, spesso, anche il riconoscimento economico. Un medico con oltre 20 anni di servizio può arrivare a superare anche i 160.000 euro lordi annui nei casi eccezionali.
- Area geografica: in alcune regioni e città, dove la presenza di MMG è ridotta rispetto alla domanda, i medici possono ricevere premi o integrazioni economiche per la copertura di zone carenti.
- Gestione dello studio: la presenza di personale amministrativo, la tipologia di locali, la strumentazione utilizzata e le spese correnti incidono significativamente sul netto percepito dal professionista.
La quota base che lo Stato riconosce per ciascun assistito si aggira intorno agli 80 euro annui, importo che costituisce la principale componente della retribuzione. A essa si aggiungono eventuali incentivi per progetti specifici di prevenzione, attività aggiuntive e premi in determinate aree disagiate.
Il confronto con i medici ospedalieri e altre figure sanitarie
Rispetto ad altre categorie della sanità pubblica, i medici di base hanno una posizione particolare: non sono dipendenti del SSN, ma liberi professionisti convenzionati. Di contro, i medici ospedalieri sono inquadrati come dirigenti pubblici e sono soggetti a uno stipendio fisso, regolato da Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro e aggiornato con la Legge di Bilancio. Nel 2025, a titolo comparativo, un medico ospedaliero “neoassunto” percepisce un lordo annuo di circa 60.000 euro (2.700–3.100 euro netti al mese), mentre un dirigente con 5–15 anni di servizio arriva a 80.000 euro lordi, fino agli 85.000 euro per chi supera i 15 anni di carriera. I primari possono raggiungere un lordo annuo di 110.000 euro, con una retribuzione netta mensile tra 4.500 e 5.500 euro.
Il sistema dei MMG, pur distinguendosi per maggiore autonomia gestionale e retribuzioni potenzialmente più alte, comporta anche rischi imprenditoriali: il medico è tenuto a investire nelle infrastrutture di studio, sostenere gli stipendi di collaboratori e segretarie, e affrontare la complessità gestionale senza la sicurezza del dipendente pubblico.
Obblighi fiscali, previdenziali e spese di gestione
Un aspetto spesso sottovalutato riguarda il fatto che il medico di base deve versare importanti somme agli enti previdenziali e allo Stato. I contributi da versare all’ENPAM (Ente Nazionale di Previdenza ed Assistenza dei Medici e degli Odontoiatri) variano tra il 17% e il 24% del reddito e si aggiungono alle imposte IRPEF. Gli oneri possono ridurre il reddito lordo anche del 50%, lasciando così solo “metà” degli introiti lordi come disponibilità reale per il professionista.
Altro fattore chiave è rappresentato dalle spese di gestione dello studio:
- Affitto dei locali o rate di mutuo
- Costi dell’utenza (energia, acqua, internet, telefono)
- Spese per la segreteria, collaboratori e personale sanitario
- Manutenzione delle attrezzature e software gestionali
Tali spese hanno impatti differenti a seconda che il medico operi in grandi città o in piccoli centri, e in certi casi possono arrivare a incidere sensibilmente sullo stipendio netto. Il ruolo del medico di base, infatti, presenta caratteristiche tipiche della libera professione: accanto a margini potenzialmente superiori, corrispondono responsabilità e rischi imprenditoriali non indifferenti.
Nonostante le cifre elevate che circolano, il reddito effettivo percepito dal medico di base risente quindi di numerose variabili e obblighi finanziari. Il compenso resta comunque nettamente superiore a quello di gran parte degli altri lavoratori, a fronte però di un percorso formativo complesso, di elevata specializzazione e notevole responsabilità professionale. Se la motivazione principale che spinge molti a intraprendere questa carriera è la stabilità economica, non bisogna comunque sottovalutare il ruolo sociale, la dedizione richiesta e la capacità di gestione multifattoriale, che rendono il medico di base una figura cruciale della sanità italiana.